1355vista
4m 47sunghezza
18valutazione

Non so per quale motivo ma continuo a guardare un articolo di qualche giorno fa, in merito alle pensioni. La tabella pubblicata ci dice attraverso l'anno di nascita e l'età in cui si è iniziato a versare i contributi, immagino in modo continuativo, l'eta di maturità pensionistica, ovvero la pensione. Quando ho iniziato a lavorare le mie aspettative di vita lavorativa se non ricordo male erano intorno ai trent'anni. Mentre ora ... vediamo ... sono nato nel 1973 e ho iniziato a versare i contributi dall'età di 20 anni, nell'ipotesi che il versamento inps contributivo e figurativo è senza interruzioni, e dubito che ci sia qualcuno che soddisfi tale condizione, dovrei andare in pensione ... vediamo 66 e 3 mesi ... dovrei. Io sono figlio della crisi energetica quando per le strade si andava a piedi o in bici, e chi è più grande può fare da testimone. Gli anni in cui in Italia si concedeva con le leggi del governo Rumor la pensione addirittura con 14 anni e sei mesi di contributi, le famose pensioni baby quindi penso sia doveroso farsi un idea, almeno, della disastrosa eredità che hanno lasciato queste leggi. Ora con questo argomento io non voglio certo innescare una guerra tra poveri, ma come sentirsi in pace difronte ad un ingiustizia perpetrata nel tempo e come non renderlo d'attualita quando leggo su internet datato nell'agosto del corrente anno l'intervento di un ex «dirigente di una grande azienda Iri», dopo aver raccontato di aver lasciato il lavoro a 50 anni, conclude: «Sento un po' di rimorso per aver contribuito a defraudare le generazioni seguenti. Per questo, non avrei alcuna difficoltà a versare il 10% dei miei duemila euro mensili a un Fondo Giovani. La mia vita non cambierebbe, e mi sentirei più vicino alle nuove generazioni». Se scaviamo nel casellario centrale dei pensionati si scopre che ci sono ancora più di mezzo milione di pensioni baby liquidate sotto i 50 anni, e allo Stato costano circa 9 miliardi e mezzo. Attualmente l'età media di questi fortunati è di 65 anni e stanno percependo sempre su un calcolo medio un assegno di 1500 € lordi da 21 anni, considerando la speranza di vita, continueranno per altri quindici. Questo significa che hanno incassato più di quello che hanno versato, e se pensiamo che il rapporto è quasi uno a tre, neanche un impresa nel mercato si aspetta tanto. Insomma, se pensiamo che solo fino alla riforma Amato 1992 un giovane di 30/35 anni poteva andare in pensione è incredibile, quando oggi la realtà ci dice in modo disarmante che un giovane di 25/30 forse non ha ancora iniziato a lavorare perchè non c'è occupazione e nel suo futuro prossimo non c'è assistenza previdenziale se non attraverso fondi privati. Quindi in conclusione credo che questo governo Monti avrebbe potuto studiare il caso chiedendo un contributo di solidarietà. Per es. per chi è andato in pensione con meno di 20 o 25 anni di contributi e prima dei 50 anni e che abbia un reddito familiare superiore a 25 mila euro, magari modulandolo per fasce di reddito (5% tra 25 e 50 mila euro, 10% sopra). Credo che sia una proposta sostenibile, ... certo non per i baby pensionati, pronti a difendersi con una scusa morale ed economica senza pensare che si parla del nostro futuro.