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La giornata precedente era terminata con qualche canto triestino. Quando la luna tramontava alle 08:42 eravamo già in azione per percorrere i 6 km del sentiero Tigr, ricco di fenomeni carsici interessanti. Il sentiero è ben segnalato con cerchi gialli. TIGR è il nome abbreviato di Organizzazione Rivoluzionaria della Venezia Giulia T.I.G.R. (in sloveno Revolucionarna organizacija Julijske krajine T.I.G.R.), e acronimo di Trst-Istra-Gorica-Reka (Trieste-Istria-Gorizia-Fiume). E' stato un'organizzazione clandestina nazionalista, irredentista e antifascista, che si batteva contro la politica di snazionalizzazione di sloveni e croati perseguita dal regime fascista italiano, e per l'annessione al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito Regno di Jugoslavia) delle zone nord-orientali del Regno d'Italia, annesse a seguito della prima guerra mondiale. L'organizzazione operò tra le due guerre mondiali svolgendo attività di propaganda, diffondendo libri e stampa in lingua slovena e croata, e mettendo in atto azioni violente quali attentati dinamitardi, omicidi, assalti a pattuglie, incendi e sabotaggi. Venne definita quale organizzazione terroristica dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. In seguito al suo disfacimento, alcuni elementi che la costituivano si unirono alla Resistenza jugoslava che si oppose al nazifascismo, altri collaborarono direttamente coi servizi segreti britannici. Lungo l'escursione il tortuoso percorso ci porta inizialmente a scendere nelle doline ricche di aceri e carpini bianchi, sinonimo di ambiente fresco e terreno profondo. Passiamo dei torrentelli che scorrono sul flysch impermeabile (una roccia di sabbia impastata) dando vita a cascatelle più o meno grandi e formazioni di travertino, un deposito di calcare frequente in natura prodotto dalla precipitazione di carbonato di calcio disciolto nell'acqua. Esso si forma in questi ambienti continentali subaerei in cui la soluzione calcarea ha avuto il tempo di ristagnare e sedimentarsi in un territorio pianeggiante, abbastanza vicina alla superficie da poter attraversare cicli di emersione e sommersione. Troviamo anche una fontanella in pietra e il rudere di un mulino, testimoni della presenza d'acqua, piuttosto rara sul territorio carsico. L'escursione era iniziata con la scoperta di un orbettino, da molti erroneamente considerato un serpente per via della forma e del suo particolare modo di incedere, dovuto alla mancanza di arti. In realtà si tratta di una lucertola che nel corso dell'evoluzione ha per-so le zampe. Gli studenti sono un po' impressionati e temono l'animale: solo Leonardo si fida a prenderlo in mano. "E' una vipera", chiedono, ma la vipera ha una coda molto più appuntita, pupille a fessura verticale (mentre il nostro orbettino le ha rotonde) e una testa triangolare che questo non ha. L'orbettino, come molte lucertole, in caso di pericolo riesce a spezzare la coda lasciandola sul terreno per distrarre l'aggressore e riuscire a fuggire: questa caratteristica si chiama "autotomia", cioè "capacità di auto-tagliarsi". Per chi volesse accertarsi che non si tratta di vipera basterebbe an-che notare che vi è la presenza di palpebre che si chiudono ed una pelle più robusta. Lungo il percorso troveremo un nido di picchio (un bel foro in una quercia dal quale esce il pigolio dei pulli) e molti uccelli del bosco (silvidi). Il tempo di fermarci a giocare un po' con il freesby, saltare, fare la ruota e mangiare il pranzo al sacco, e alle due siamo nuovamente all'ostello, pronti per inforcare la bici e raggiungere con comodità alle 5 del pomeriggio la nostra scuola a Valmaura.