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Il "Naviglio della Martesana" è forse il meno noto tra i navigli milanesi, probabilmente perché lungo le sue alzaie non si affacciano né locali alla moda né si agita alcuna movida notturna. A differenza dei suoi omologhi più rinomati ha però il pregio di essere costeggiato da una buona pista ciclopedonale. Il Naviglio Martesana è un'opera idraulica ideata in origine sia per scopi irrigui che per la navigazione e i cui lavori di realizzazione furono terminati intorno alla fine del 15° secolo. Da allora e per secoli le sue acque permisero il trasporto su chiatte di legnami, laterizi, sabbie, derrate alimentari oltre che fornire energia per far funzionare mulini. Le sue acque, che giungono dall'Adda, in passato andavano a morire in un vero e proprio porto d'approdo: il "Tumbun de San Marc", il quale si collegava, tramite la fossa interna che correva a ridosso della cerchia muraria medioevale, alla Darsena di porta Ticinese. Questo intricato sistema di canali che in passato caratterizzava fortemente la città di Milano iniziò a perdere di importanza durante il 19° secolo per l'affermarsi del trasporto su strada ferrata, fintantoché, nel 1886, il Consiglio Comunale milanese deliberò la soppressione della navigazione nella Fossa interna. Da allora progressivamente i canali della cerchia interna vennero tutti tombinati Attualmente in città la Martesana, che nel 1958 venne cancellata dalle acque navigabili e declassata al solo uso irriguo, rimane in superficie fino a "Cassina de Pomm", all'incrocio di via Melchiorre Gioia, per poi scomparire sotto il manto stradale. Da quel punto parte (o termina, a seconda di come la si vuole guardare) una pista ciclo-pedonale che raggiungerà dopo 35 km Trezzo sull'Adda. La pavimentazione dell'alzaia e i parapetti sono ben curati, grazie a numerosi sottopassi si evitano pericolosi attraversamenti delle vie a scorrimento ordinario. www.iquadernidelciclante.blogspot.com