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Torino (askanews) - Auto vietate in centro, zone chiuse o limitate al traffico, car e bike sharing, le città italiane lottano in tutti i modi contro quella che Legambiente ha definito in uno dei suoi ultimi rapporti "la schiavitù dell'automobile". Una battaglia a cui contribuiscono molte startup italiane che studiano la mobilità del futuro. Anche rivisitando la vecchia bicicletta come ha fatto l'ingegnere Gianluca Sada, 30 anni, che ha trasformato la sua tesi di laurea in una startup, cresciuta all'interno dell'I3P, incubatore del Politecnico di Torino. Sadabike è una bici pieghevole senza mozzo, di dimensioni standard ma senza raggi, fattore che riduce notevolmente l'ingombro: una volta chiusa è grande più o meno come un ombrello. "Tutta la struttura può diventare uno zainetto". Se le due ruote sono un'alternativa verde accessibile ma non sempre praticabile la vera svolta arriverà quando guideremo macchine in grado di non inquinare. Una sfida portata avanti da startup come la torinese Beond che ha come missione progettare veicoli per la mobilità urbana di nuova generazione elettrici e ibridi ad alta tecnologia. Massimiliana Carello ricercatrice e docente al Politecnico di Torino è fra i soci di Beond. "Con la progettazione vogliamo vedere entro sei mesi massimo un anno il nostro primo prototipo girare per la città". Su due o quattro ruote, l'unica certezza è che la mobilità del futuro dovrà essere green.