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Milano, (askanews) - Sushil Kumar ogni mattina esce di casa alle sei: deve pedalare almeno un'ora e mezza prima di arrivare al lavoro, a Delhi, 24 chilometri da casa sua. E' un viaggio pericoloso sulle strade indiane ma non ha alternative: con i 100 dollari di stipendio deve mantenere la sua famiglia di quattro persone e non può permettersi i mezzi pubblici: "Finchè non torno a casa la mia famiglia è in ansia, loro sono sempre preoccupati quando vado al lavoro, sperano che non mi accada nulla lungo la strada. I miei figli pregano Dio perchè stia bene" Per i dieci milioni di indiani che come Sushil hanno solo la bici per muoversi l'aumento continuo delle automobili in India è davvero un pericolo: ogni giorno tre ciclisti o pedoni muoiono sulle strade della capitale "In Europa il limite massimo di velocità sulle strade principali è di 50 chilometri - dice Dinesh Mohan, esperto di trasporti - A Delhi generalmente le auto viaggiano a 60-70 chilometri orari, l'alta velocità è una delle cause delle morti frequenti. A questo si aggiunge il fatto che sulle strade non ci sono percorsi separati per automobilisti, ciclisti e pedoni" A Calcutta hanno pensato bene di rimuovere il problema alla radice: vietando ai ciclisti le strade della città. Un soluzione che di fatto marginalizza i più poveri, quelli che hanno solo la bici per raggiungere il posto di lavoro. Senza contare le conseguenze sulla qualità dell'aria, che con l'impennata di automobili non potrà che peggiorare