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Testimonianza di Tita Grosso (G.B. Francescato), Quinto 1924, mugnaio e autista al mulino Rachello, partigiano del locale battaglione della Negrin, la brigata garibaldina che operava nella fascia sud della provincia di Treviso. Registrazione 18 dicembre 2013. Mano a mano che i tedeschi scappavano. - Andando verso Treviso... Tanti andavano a Treviso, tanti andavano verso Paese, su di là, al Brennero. Quando io li fermavo "Brennerpass, Brennerpass", dicevano. "Eh ben ... ce ne vuole per andare al Brennero!" C'era uno con un camion che scappava, e aveva una cassaforte sopra. Gli chiedo: "Cosa porti là?" "Ah, nulla. Io portare niente" "Eh, ma c'è una cassa grossa là. Cos'è, una cassaforte, hai dei soldi là dentro?" L'ho fatto venir giù dal camion. Tirandolo giù dal camion m'è partito un colpo dal mio Sten, inglese, e l'ho preso sul ginocchio. Lui viene giù, prende la pistola e mi spara e ha ferito anche me sul ginocchio, e una pallottola qua sulla schiena, dietro. Comunque io ho sempre camminato, sono riuscito ad andare in mezzo alla palude e scappare. Scavalcando la rete sono saltato dentro nel Sile e sono andato a nuoto fino ai ponti del mulino Bordignon. Da lì sono andato dietro, in mezzo la palude, ero ferito: avevo preso una pallottola qua e una qua di fianco. 01:28 Ma due li ho presi anch'io, perché erano con un camion, loro, e ho visto che si son chinati di colpo e dopo sono andati avanti con i loro feriti. E con uno di loro, con quello che mi aveva sparato, ci siamo trovati assieme all'ospedale [San Camillo]. Vedo che mi fa così con il dito, come a dire "Ah, eccolo qua, anche tu sei qua!". E abbiamo legato, è nata un po' di amicizia. - Come si chiamava? Eh, chi si ricorda! Era Hans, Giovanni. - Erano dell'esercito? Dell'esercito, della Wermacht. A me è partito un colpo, che io non volevo sparargli. Mi faceva vedere fotografie della sua famiglia, dei figli che aveva. Mentre si parlava, così, a me parte un colpo e l'ho colpito sul ginocchio. Lui, venendo giù, gli è partito un colpo anche a lui e ha preso anche me: tutti e due la stessa ferita. 02:34 - Questo episodio in che punto è avvenuto? Da Graziati. All'epoca c'era un piazzale abbastanza grande, dietro all'albergo, c'era un gabinetto... siamo stati riparati un poco là. E mio fratello era lì che li teneva sotto tiro col fucile mitragliatore. Tanti sono scappati, tanti non si sono ritirati: hanno cominciato a sparare anche loro. - Suo fratello Giovanni aveva fatto la guerra di Russia, e quindi era più esperto, forse. Era esperto sì, era un "babao"! Ora è morto, poveretto. 03:22 C'era questo camion con tutti sopra: sparavano tutti, contro di noi due, perché là continuamente passavano i tedeschi. - Era una colonna organizzata, com'era? No. Era una colonna ... in bicicletta, coi cavalli. Scappavano anche loro, proprio non erano organizzati. Scappavano, volevano andare al Brennero. *** Questa la relazione sull'episodio stesa subito dopo la Liberazione dal CLN di Quinto: «Avuti gli ordini di agire, la mattina del 28 Aprile, il gruppo Patriotti iniziò apertamente ed energicamente la lotta contro l'odiato nemico bloccando le strade e disarmando i primi gruppi di soldati tedeschi provenienti dal fronte. Verso mezzogiorno fu fermata una macchina militare FIAT 665, condotta da soldati dell'Esercito cosidetto Repubblicano, che si arresero consegnando armi e automezzo costituendosi al Comitato Nazionale di Liberazione. Nelle prime ore del pomeriggio continuando nella loro opera il Gruppo Patriotti ebbero un combattimento, di fronte alla Villa Giordani con una colonna autotrasportata, si ebbe in tale azione da parte dei patriotti un solo ferito (FRANCESCATO G.B. di Quinto). Da parte avversaria che approfittando della nostra inferiorità numerica di uomini potè proseguire la fuga, si crede vi sia stato un morto e qualche ferito.» (Comitato Nazionale di Liberazione, Comune di Quinto di Treviso, "Relazione delle Azioni svolte dal GRUPPO PATRIOTTI [...] nei giorni 28, 29, 30 Aprile 1945, prima dell'ingresso delle Truppe Alleate". Archivio Istresco, b.7, sf. Brigata Negrin).