802vista
4m 21sunghezza
0valutazione

Il fascista Gino Liut, detto "gamba di legno", era uomo di partito e frequentava il Collegio Pio Decimo a Treviso dove le brigate nere torturavano i partigiani. Per arrotondare, di tanto in tanto rubava qualche bicicletta che faceva portare all'osteria di Canizzano da un ragazzino. Testimonianza di Luciano De Vecchi (fratello del partigiano Rino), nato a Canizzano il 12.5.1933, registrata il 28.12.2013 nella sua abitazione di Catena di Villorba TV dove per anni ha gestito con la moglie Vittoria un negozio di fruttivendolo. Lingua parlata: dialetto veneto di Treviso. Trascrizione in italiano. «Io abitavo a Canizzano. Hai mai sentito nominare "ganba de legno"? - No. Ma, come mai? "Ganba de egno" era un fascistone, e abitava dietro l'osteria. C'era un'osteria là [nei pressi del capitello, a metà della strada fra Canizzano e il confine con Quinto]. - Di "Meneghèo". Meneghèo. Prima era di Cavaìn, il fascistone che poi è scappato. Bepi Cavain [soprannome Recia] aveva la villa a fianco [dei mulini Granello - via Nogarè]. Tutta quella terra là era del fascistone Cavain. Aveva fittavoli anche a Preganziol. Pensati che i fittavoli di Sambughè, sulla tomba di Cavain in cimitero, hanno rotto tutti i vetri e le fotografie di tutti i suoi figli. Perché era un delinquente questo fascistone: "el metèa a carità" [gettava nella miseria] la gente; comandava lui, c'erano i fascisti. "Ganba de egno" aveva proprio una gamba di legno, ed era un fascistone. Pensati che alle volte mi montava - aveva una "Otto...?", una Gilera di quelle vecchie - "Ciano monta su" e mi portava sempre a Treviso dove maltrattavano i partigiani, al Pio X. Si sentivano piangere... 01:13 Poi mi diceva: "Ciano, va casa co na bicicleta". Erano biciclette rubate. Mio padre [Vittorio De Vecchi, 1898 -1978 di mestiere postino e soprannominato "procaccia"] era povero, col berretto da postino, lavorava, aveva una paga ... quando tirava i soldi pagava un acconto a uno e all'altro intanto tirava a campare. Là nell'osteria, i Menegheo ci stavano con "ganba de egno" che era fascista; in quegli anni là erano tutti, quasi, così. Ma mio padre aveva il figlio che era partigiano, Rino, e così si sono un po' beccati. Poi mio padre era tenuto in poca considerazione perché era povero e un uomo senza soldi "è un'ombra che cammina", in quegli anni là, nel paese. 02:00 È venuto a male parole con "ganba de egno", e mio padre prende una bottiglia - lo ricordo sempre - e gliel'ha spaccata sulla testa, a ganba de egno", ciò, ma era un fascistone quello là. "Ganba de egno" è andato al pronto soccorso, girava con la testa fasciata e aspettava mio padre quando veniva a casa da lavorare, per dargli le botte, per "ungerlo" . E noi, figli di Vittorio, procaccia, andavamo ad aspettarlo ai mulini [di Canizzano - Mure], e gli dicevamo "non venire a casa per la chiesa di Canizzano, vieni a casa per Quinto". Andavamo a prenderlo io e mio fratello. Conoscevamo un "trodo" (un sentiero) vicino al Sile, e arrivavamo per dietro la casa, non per la strada principale. Siamo andati avanti otto giorni, poi è andata persa così, ma "ganba de egno, el fasciston", voleva far fuori mio padre. E mio padre ... essere preso in giro, poveretto, perché aveva il figlio coi partigiani... lo prendevano per il culo, e lui gli ha rotto la bottiglia sulla testa. - Come si chiamava, di cognome, questo gamba di legno? Liut. - E di nome? Gino. (1) - Che fine ha fatto? Io non l'ho più visto, dopo. Ma con me non era arrabbiato, mi dava anche la mancia perché portavo a casa queste biciclette... "Dai Ciano, monta co mi". 03:22 Io ho fatto il fornaio, da due tre padroni, ma a Sant'Antonino, da Biasuzzi, prima di arrivare alla chiesa, nel 1957 porto fuori una cesta di pane e in quello entra questo Gino, questo "Ganba de egno" a prendersi il pane. Mi ha guardato: "Eh, guarda De Vecchi", mi ha salutato ma... - Aveva abbassato la cresta, un poco... Ormai era preso male, era alla fine - Lui aveva gestito l'osteria? No, niente, niente. Questo viveva con i fascisti e basta, lui era col partito. - Ah, non era padrone lui dell'osteria... il padrone era Cavain. No. Prima era Cavain che poi ha venduto a Liut padre di "ganba de egno" , che avendo un figlio del genere, ha venduto ai tre fratelli Menegheo che venivano da Ormelle. Morti tutti.» NOTA (1) Sulla figura di Liut, cfr. Federico Maistrello, XX Brigata Nera, Attività squadrista in Treviso e provincia (luglio 1944 - aprile 1945), pagine 126-127 e 207. Liut "Virginio" detto 'gamba di legno' è definito «un individuo ambiguo che a volte collaborava con gli squadristi facendo da autista o procurando benzina e gomme per auto, mentre altre aiutava i resistenti della 'Brigata Mameli' di 'Giustizia e Libertà'». La stessa brigata in cui militava Rino De Vecchi. * 1945. Alle radici della resa dei conti post liberazione.