2242vista
6m 37sunghezza
13valutazione

È paradossale e al contempo preoccupante che nel paese detentore per eccellenza della dieta mediterranea, dilaghi la piaga dell’obesità infantile. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità i bambini italiani, rispetto ai coetanei europei, sono tra i più grassi: fra i 6 e 17 anni il 26,9% è in eccesso di peso e fra gli 8-9 anni il 10,2% è in condizioni di obesità. La nota dolente è anche l’attività fisica. I bimbi italiani sono i più sedentari in tutte le fasce d’età: il 18% pratica sport solo per un’ora a settimana o meno, il 36% guarda la tv e gioca con i videogiochi per più di due ore al giorno, il 44% ha la tv in camera e solo un bambino su 4 va a scuola a piedi o in bicicletta. Le percentuali maggiori riguardano le regioni del Centro Sud: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata i chili di troppo colpiscono più del 40% dei bambini, mentre Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige sono sotto il 25%. Condizioni che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, problemi ortopedici, disordini psicologici, basso apprendimento a scuola e bassa autostima. Una variabile importante è il contesto familiare: nelle famiglie in cui c’è almeno un genitore obeso, si evidenzia una percentuale più elevata di bambini con chili di troppo. L’educazione resta essenziale: a scuola per imparare i valori nutrizionali dei cibi e la corretta alimentazione; a casa per apprendere buone e sane abitudini. A partire dalla colazione: secondo i dati Istat nei ragazzi tra i 6 e i 11 anni il 9,9% non mangia a sufficienza al mattino, quota che sale al 16,7% tra gli 11 e i 17. La merenda, poi, per il 65% è nutrizionalmente sbilanciata o troppo abbondante, con snack salati e fritti, merendine confezionate, succhi di frutta ricchi di zuccheri e conservanti. Frutta e verdura nella dieta giornaliera dei bambini italiani sono rare: il 22% dei genitori, secondo i dati raccolti dal ministero della Salute, dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente vegetali freschi. Abitudini alimentari sbagliate, causando rischi per la salute, aumentano anche i costi per la sanità: la spesa per farmaci, visite e interventi sostenuta da un obeso è in media il 25% più alta di quella di un soggetto normopeso. Intervista, riprese e montaggio di Silvia Valenti